lunedì 30 novembre 2009

Orwine

Qui di seguito presentiamo le affermazioni/posizioni che si sono profilate durante il primo
anno di attività del progetto ORWINE e tengono conto delle evidenze scientifiche e
sperimentali nonché delle opinioni espresse dai diversi portatori di interesse (consumatori,
produttori, operatori di mercato) e dall'analisi dei regolamenti esistenti sulla vinificazione
biologica (soprattutto delle associazioni).
Ovviamente si è tentato di coniugare le richieste, le aspettative e le necessità dei diversi
gruppi, cosa non semplice visto la diversità di visione circa il “vino bio” che i produttori di
diversi paesi hanno ma soprattutto le percezioni diverse dei consumatori. Il tentativo è
quello di convogliare tutte le opinione verso una proposta normativa che possa godere di
ampio e trasversale supporto.
Gli autori del presente documento hanno cercato di dare risposta ai seguenti quesiti:
1. Dove deve essere regolata la vinificazione biologica?
2. Quali aspetti debbono essere regolati?
3. Come si può tenere in considerazione le differenze regionali all'interno di un
regolamento europeo?
La vinificazione biologica, comunque la si voglia definire, deve svolgersi nel rispetto dei
principi di base della produzione e trasformazione degli alimenti biologici. Nello specifico si dovranno rispettare le segenti norme:
1. il vino biologico può essere prodotto esclusivamente con uve biologiche certificate,
così come tutti gli ingredienti di origine agricola (zucchero, alcol, mosto concentrato,
mosto concentrato rettificato);
2. le materie di partenza (uva), gli additivi, i coadiuvanti di processo e le pratiche di
vinificazione devono rispettare le regole Comunitarie generali sulla vinificazione
definite da OCM 1493/1999;
3. L'uso di organismi OGM e sostanze da essi derivati è proibito.
Il gruppo di lavoro che ha predisposto il presente decalogo propone le seguenti 10 regole
come base per lo sviluppo del regolamento europeo sulla vinificazione biologica:
1. la vinificazione biologica deve essere regolamentata a livello Comunitario e
non è sufficiente regolamentare solamente la produzione dell'uva, come
accade attualmente con il Reg. CE 2092/91;
2. la vinificazione biologica deve essere regolamentata all'interno del nuovo
regolamento Comunitario sulle produzioni biologiche (quello adottato nel
giugno 2007, Reg. CE 8620/1/2007) e non all'interno della OCM vino
(1493/1999), anche se quest'ultimo regolamento definisce tutte le tipologie
di vino prodotte nella UE;
3. il regolamento comunitario sulla vinificazione biologica non dovrà limitare
solamente l'utilizzo degli additivi e coadiuvanti di processo ma dovrà
prendere in considerazione anche le tecniche e i processi;
4. le regole della vinificazione biologica dovranno essere facilmente
comprensibili per il consumatore finale ed utilizzabili come strumento di
comunicazione e promozione;
5. le regole della vinificazione biologica dovranno rispettare gli obiettivi ed i
principi della produzione biologica (come definiti dagli art. 3 e art. 4 del
nuovo regolamento EC 8620/1/2007) ed i principi specifici della
trasformazione biologica (come definiti dall'art.6 del regolamento sopra
menzionato).
6. le regole della vinificazione biologica dovranno basarsi su norne comuni,
condivise da tutti gli Stati Membri, ma dovranno anche lasciare spazio ad un
certo grado di adattabilità nazionale/regionale che permetta di tener conto
di fattori climatici e di tradizione locale (mettendo in pratica il concetto di
flessibilità riportato all'art. 22 del nuovo regolamento) in modo da consentire
di produrre vino di qualità ogni anno, in ogni regione e tipologia di cantina.
Disciplinari privati più restrittivi potranno essere ammessi.
7. L'utilizzo degli additivi e dei coadiuvanti di processo di origine sintetica può
essere autorizzato solo dimostrandone l'estrema necessità ed in quantità
chiaramente limitata, nel rispetto degli art. 19 e 21 del nuovo regolamento.
8. Gli additivi potenzialmente dannosi o la cui sicurezza per i produttori, i
consumatori e l'ambiente sia dubbia devono essere, in linea di principio,
proibiti. Quelli, tra essi, tuttavia necessari per garantire la qualità del vino
(come la solforosa o il solfato di rame) debbono essere utilizzati nel vino
biologico in quantità inferiore rispetto al limite ammesso nei vini
convenzionali ma tale da consentire l'ottenimento di vini di qualità ogni anno,
in ogni regione e in qualunque tipologia di azienda.
9. L'utilizzo della solforosa (SO2) deve essere limitato a livelli
significativamente inferiori rispetto a quelli ammessi nel vino convenzionale.
Specifici limiti nazionali potranno essere definiti a livello di Stato Membro
all'interno del limite massimo definito dalla Comunità.
10. Le pratiche e le tecniche enologiche che possono agire sull'autenticità e
l'originalità del vino devono essere limitate nel vino biologico.

Agricoltura biologica

1. Produttività e rese maggiori, soprattutto nel terzo mondo

- 8,98 milioni di agricoltori hanno adottato pratiche agricole sostenibili, per un totale di 28,92 milioni di ettari così coltivati in Asia, America latina e Africa; i dati, scientificamente affidabili, raccolti da 89 progetti dimostrano che queste pratiche portano a un aumento della produttività e delle rese del 50-100% per le colture non irrigate e del 5-10% per le irrigue.

I maggiori successi si sono avuti in Burkina Faso, dove si è passati da un deficit di cereali di 644 chili all’anno a un’eccedenza annuale di 153 chili, in Etiopia, dove 12.500 famiglie di agricoltori hanno goduto di un aumento del 60% nelle rese dei raccolti e in Honduras e Guatemala, dove 45 000 famiglie hanno visto aumentare le rese da 400-600 kg/ha a 2.000-2.500 kg/ha;

- studi a lungo termine condotti in paesi industrializzati dimostrano che le rese dell’agricoltura biologica sono equiparabili a quelle dell’agricoltura convenzionale e spesso sono superiori.

2. Miglioramento dei terreni

- Le pratiche agricole sostenibili riducono l’erosione del suolo, migliorano la struttura fisica del terreno e la sua capacità di ritenzione dell’acqua, tutti fattori di cruciale importanza per evitare la perdita dei raccolti durante i periodi di siccità;

- La fertilità del suolo è mantenuta e aumentata dalle pratiche agricole sostenibili;

- I suoli coltivati con le pratiche sostenibili mostrano una maggiore attività biologica: un più alto numero di lombrichi, artropodi, micorrize ed altri funghi, e di microorganismi, tutti organismi utili per il riciclo dei nutrienti e per l’eliminazione naturale delle malattie.

3. Ambiente più pulito

- Nell’agricoltura sostenibile è scarso o del tutto assente l’uso di prodotti chimici inquinanti;

- Minori quantità di nitrati e fosforo raggiungono la falda freatica;

- La filtrazione dell’acqua è migliore nei sistemi ad agricoltura biologica, che quindi sono meno esposti all’erosione e contribuiscono meno all’inquinamento delle acque per dilavazione delle superfici;

4. Riduzione degli antiparassitari, senza aumento dei parassiti

- La lotta integrata ai parassiti ha ridotto il numero delle irrorazioni con antiparassitari da 3,4 a una per stagione in Vietnam, da 2,9 a 0,5 in Sri Lanka e da 2,9 a 1,1 in Indonesia;

- nella produzione californiana di pomodori, la scelta di non usare insetticidi di sintesi non ha comportato alcun incremento delle perdite di raccolto per danni da parassiti;

- Il controllo dei parassiti si può realizzare senza ricorrere a antiparassitari e senza che ciò comporti perdite del raccolto, usando ad esempio colture ‘trappola’ per attirare la piralide, come si è visto nell’Africa orientale dove la piralide è un parassita importante;

5. Mantenimento e utilizzo della biodiversità

- L’agricoltura sostenibile promuove la biodiversità in agricoltura, cruciale per la sicurezza alimentare; l’agricoltura biologica può sostenere un livello molto maggiore di biodiversità, con grande vantaggio per le specie che hanno subito significative riduzioni;
1. Produttività e rese maggiori, soprattutto nel terzo mondo

- 8,98 milioni di agricoltori hanno adottato pratiche agricole sostenibili, per un totale di 28,92 milioni di ettari così coltivati in Asia, America latina e Africa; i dati, scientificamente affidabili, raccolti da 89 progetti dimostrano che queste pratiche portano a un aumento della produttività e delle rese del 50-100% per le colture non irrigate e del 5-10% per le irrigue.

I maggiori successi si sono avuti in Burkina Faso, dove si è passati da un deficit di cereali di 644 chili all’anno a un’eccedenza annuale di 153 chili, in Etiopia, dove 12.500 famiglie di agricoltori hanno goduto di un aumento del 60% nelle rese dei raccolti e in Honduras e Guatemala, dove 45 000 famiglie hanno visto aumentare le rese da 400-600 kg/ha a 2.000-2.500 kg/ha;

- studi a lungo termine condotti in paesi industrializzati dimostrano che le rese dell’agricoltura biologica sono equiparabili a quelle dell’agricoltura convenzionale e spesso sono superiori.

2. Miglioramento dei terreni

- Le pratiche agricole sostenibili riducono l’erosione del suolo, migliorano la struttura fisica del terreno e la sua capacità di ritenzione dell’acqua, tutti fattori di cruciale importanza per evitare la perdita dei raccolti durante i periodi di siccità;

- La fertilità del suolo è mantenuta e aumentata dalle pratiche agricole sostenibili;

- I suoli coltivati con le pratiche sostenibili mostrano una maggiore attività biologica: un più alto numero di lombrichi, artropodi, micorrize ed altri funghi, e di microorganismi, tutti organismi utili per il riciclo dei nutrienti e per l’eliminazione naturale delle malattie.

3. Ambiente più pulito

- Nell’agricoltura sostenibile è scarso o del tutto assente l’uso di prodotti chimici inquinanti;

- Minori quantità di nitrati e fosforo raggiungono la falda freatica;

- La filtrazione dell’acqua è migliore nei sistemi ad agricoltura biologica, che quindi sono meno esposti all’erosione e contribuiscono meno all’inquinamento delle acque per dilavazione delle superfici;

4. Riduzione degli antiparassitari, senza aumento dei parassiti

- La lotta integrata ai parassiti ha ridotto il numero delle irrorazioni con antiparassitari da 3,4 a una per stagione in Vietnam, da 2,9 a 0,5 in Sri Lanka e da 2,9 a 1,1 in Indonesia;

- nella produzione californiana di pomodori, la scelta di non usare insetticidi di sintesi non ha comportato alcun incremento delle perdite di raccolto per danni da parassiti;

- Il controllo dei parassiti si può realizzare senza ricorrere a antiparassitari e senza che ciò comporti perdite del raccolto, usando ad esempio colture ‘trappola’ per attirare la piralide, come si è visto nell’Africa orientale dove la piralide è un parassita importante;

5. Mantenimento e utilizzo della biodiversità

- L’agricoltura sostenibile promuove la biodiversità in agricoltura, cruciale per la sicurezza alimentare; l’agricoltura biologica può sostenere un livello molto maggiore di biodiversità, con grande vantaggio per le specie che hanno subito significative riduzioni;
- L’aumento della produttività fa aumentare la quantità di cibo disponibile e i redditi, quindi riduce la povertà aumentando l’accesso al cibo, riducendo la malnutrizione e migliorando le condizioni di salute e di vita;

- i metodi dell’agricoltura sostenibile attingono intensamente dalle conoscenze tradizionali indigene e danno importanza all’esperienza dei coltivatori e alle loro innovazioni, quindi ne migliorano la condizione sociale e l’autonomia, rafforzando le relazioni sociali e culturali all’interno delle comunità locali;

- per ogni sterlina spesa per acquistare prodotti dell’agricoltura biologica (in uno studio condotto nel Regno Unito), vengono generate 2.59 sterline per l’economia locale; per ogni sterlina spesa in un supermercato, vengono generate soltanto 1,40 sterline per l’economia locale.

9. Prodotti alimentari migliori per la salute

- Il cibo biologico è più sicuro, poiché nell’agricoltura biologica è vietato l’uso di antiparassitari; è perciò raro trovare in questi alimenti residui chimici nocivi;

- nella produzione biologica è vietato l’uso di additivi artificiali, come i grassi idrogenati, l’acido fosforico, l’aspartame e il glutammato monosodico, che sono stati messi in relazione con patologie molto diverse quali le cardiopatie, l’osteoporosi, l’emicrania e l’iperattività;

- vari studi hanno dimostrato che, in media, i cibi biologici hanno un contenuto più alto di vitamina C, di minerali e di fenoli – composti vegetali che possono combattere le cardiopatie e il cancro e alleviano le disfunzioni neurologiche correlate con l’età - e un contenuto significativamente più basso di nitrati, che sono sostanze tossiche.

- in Cina migliaia di coltivatori di riso hanno raddoppiato i raccolti e quasi eliminato una delle malattie del riso più devastanti, semplicemente piantando una mescolanza di due diverse varietà;

- l’agricoltura biologica fa crescere la biodiversità, portando effetti benefici quali il recupero di terreni degradati, il miglioramento della struttura del suolo e della sua capacità di filtrazione dell’acqua.

6. L’agricoltura biologica è sostenibile sia dal punto di vista dell’ambiente che dell’economia

- Una ricerca sulla produzione delle mele con sistemi agricoli diversi ha rivelato che l’agricoltura biologica si colloca al primo posto per quanto riguarda la sostenibilità ambientale

04/11/2008

sabato 14 novembre 2009

Forum parallelo della società civile al Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare 13-17novembre

Temi centrali del Forum
1. Chi decide sul cibo e sull'agricoltura? Dove vengono prese le
decisioni?
La crisi globale alimentare è anche una crisi di governance dei sistemi
alimentari. I processi decisionali sulle politiche agricole e alimentari
sempre più sono posti al di là del controllo democratico, servendo così in
particolar modo gli interessi delle corporation e delle elite economiche,
al Nord come al Sud. Le istituzioni finanziare internazionali hanno
eccessivamente concentrato nelle loro mani buona parte del potere
decisionale, imponendo così politiche che hanno minato la sovranità
alimentare nazionale e regionale. Decenni di deregulation insieme a
politiche alimentari e agricole guidate dalle corporation hanno portato a
enormi violazioni del diritto al cibo. Questo blocco tematico discuterà il
bisogno di cambiare le regole attuali e i regimi che governano i temi
dell'alimentazione, come allocare/usare risorse già esistenti, lavorare per
una nuova governance dei sistemi alimentari basata sui diritti umani, sia
al livello dei singoli Stati che a livello globale (come l'appena riformato
Comitato di sicurezza alimentare mondiale - CFS - della FAO).

2. Chi controlla le risorse di produzione del cibo?
La fetta più grossa di cibo è prodotta da donne, lavoratori agricoli e
piccoli produttori. Ma, allo stesso tempo, questi stanno drammaticamente
perdendo l'accesso e il controllo sulle risorse produttrici di cibo, come
la terra, l'acqua, i semi, le aree di pesca, ecc. I profitti anticipati che
provengono dal business delle esportazioni agricole, l'incremento dei
carburanti agricoli e l'aumento dei prezzi dei beni alimentari hanno
scatenato una forte richiesta di terreni e di acqua per espandere le
monocolture e l'industria agricola. Questo sviluppo, insieme ad altri
fattori come i conflitti armati, le industrie estrattive, il turismo, i
progetti di infrastrutture e una urbanizzazione accelerata, ha portato alla
violenta espropriazione delle comunità rurali e a una diffusa occupazione
della terra. Tutto questo sta avvenendo in un mondo con una già alterata
pre-esistente ripartizione della terra, in gran parte ereditata dai periodi
coloniali. Questo blocco tematico discuterà di come ci si può difendere
dall'espropriazione della terra e di come garantire che il diritto alla
terra sia rispettato in modo equo.

3. Come viene prodotto il cibo?
I modelli attuali di agricoltura industriale, pesca e allevamento di
bestiame promossi dalle corporation del business agricolo, da molti governi
e da diverse istituzioni internazionali sono i maggiori responsabili dei
cambiamenti climatici a causa della loro dipendenza dai carburanti fossili
e da altri agenti chimici che rilasciano alte emissioni di gas serra.
Questi, inoltre, provocano cambiamenti nell'utilizzo dei terreni,
distruzione di foreste e bacini idrici, degrado del suolo e impoverimento
delle forniture di acqua e delle aree di pesca. Le variazioni estreme del
clima e i disastri naturali associati al cambiamento climatico stanno
peggiorando, e questo si manifesta nella perdita di terreni coltivabili,
nei cambiamenti nelle condizioni naturali di crescita, nella distruzione
dei mezzi di sostentamento, nonché nella ridotta disponibilità di cibo.
Questo blocco tematico esaminerà quali modelli di produzione legati
all'agricoltura, alla pesca e all'allevamento e quali relative politiche
sia opportuno adottare per raffreddare il pianeta e ridurre la
vulnerabilità delle persone di fronte ai cambiamenti climatici; e come
donne, popoli indigeni, contadini, pescatori, allevatori, comunità rurali e
urbane possano contribuire a risolvere l'emergenza climatica e garantire
una disponibilità di cibo appropriata dal punto di vista della
sostenibilità e della cultura per tutti, nel rispetto del diritto al cibo.

4. Chi ha accesso al cibo e chi ne ha bisogno?
Con la metà della popolazione mondiale che attualmente vive nelle città,
la questione di come dar da mangiare alle comunità urbane in una maniera
che sia sostenibile e che garantisca il diritto ad alimenti adeguati è
senz'altro la più urgente. Mentre le necessità delle popolazioni urbane e
rurali sono spesso trattate come tematiche a parte, la realtà è che queste
sono strettamente collegate a questo problema. Le stesse motivazioni che
stanno portando contadini e popolazioni indigene fuori delle loro terre
stanno provocando tassi crescenti di insicurezza alimentare e pandemie
dovute alle diete nelle città di tutto il mondo. Questo blocco tematico
intende trovare un accordo con le associazioni urbane e rurali su come
garantire l'accesso al cibo per tutti. Saranno discusse proposte su come
proteggere le persone nelle zone di guerra e su come organizzare gli aiuti
alimentari rispettando i principi della sovranità alimentare. Sarà quindi
esaminato il problema dei paesi che dipendono dalle importazioni di cibo e
che hanno scarse riserve di risorse naturali e saranno prese in
considerazione le vie sostenibili ed efficaci per venire incontro ai loro
bisogni alimentari.
_______________________________________________

sabato 7 novembre 2009

Scheda tecnica del vigneto e del vino


La viticoltura

Nome vigneto/i: Vigna i Botri
Suolo: calcareo ricco di scheletro
Esposizione dei filari: a sud
Altitudine: 250 slm

Vitigno/i: tutti vitigni autoctoni tipici dello scansanese
Portainnesto/i: 420a
Forma di allevamento: guyot
Età media delle viti: 0-40
Densità d’impianto (ceppi/ha):da 2300 a 5000
Produzione per ceppo (kg/pianta): massimo 1,5 kg pianta
Produzione per ettaro (q/ha): 60 q
Trattamenti (tipologia e frequenza): zolfo i n polvere tutte le settimane da maggio a luglio e rame solo quando piove
Fertilizzanti (tipologia e frequenza): sovescio
Data inizio vendemmia: settembre
Modalità di vendemmia (indicare se manuale o meccanica, e se manuale indicare se in cassetta, in cassone, in rimorchio): manuale in cassetta
Utilizzo di uve acquistate da terzi (se sì, in che percentuale): no
Certificazioni (biologica, biodinamica, altro): biologica
Eventuali notizie aggiuntive inerenti la viticoltura:

Modalità di diraspatura e pigiatura: solo diraspatura
Modalità di pressatura: soffice a polmone
Vinificatori in (materiale): legno e acciaio
Macerazione (durata e temperatura, specificare se controllata): minimo 30 giorni max 60, temperatura non controllata per il rosso, per il bianco temperatura controllata e no macerazione
Anidride solforosa e/o acido ascorbico (quantità e momento di aggiunta):all’arrivo in cantina e aggiustamento all’imbottigliamento
Utilizzo di lieviti selezionati (se sì, tipologia e provenienza; indicare se i lieviti hanno una certificazione No Ogm): si, selezionati dalla università di Firenze, no ogm
Metodologia di stabilizzazione: no
Filtraggi (se sì, tipologia): all imbottigliamento
Chiarifiche (se sì, tipologia): per i bianchi bentonite,
Eventuale affinamento in acciaio (durata): 1 anno per i rossi, 6 mesi per i bianchi
Eventuale affinamento in botte o barrique (tipologia, capacità e n° passaggi): un anno per i rossi, capacità da 7,5 a 25 hl, rovere di slavonia
Eventuale affinamento in bottiglia (durata): 1 anno rossi, tre mesi bianchi
Eventuali correzioni: no
Uso di mosto concentrato/mosto concentrato rettificato: no
Utilizzo di concentratore: no
Pratiche di “salasso”: no
Resa uva/vino (%): 60-70%

Numero di bottiglie prodotte: bordolese leggera
Tipologia bottiglia (borgognona, bordolese, alsaziana, albeisa etc):
Tappo in (materiale): sughero

Destinazione delle vinacce: distilleria
Produzione di grappe o distillati (si o no): no
Quantità:
Luogo e modalità di distillazione:

Le caratteristiche chimiche

Titolo alcolometrico: 14
Acidità (g/l): 6,1
Ph: 3,30
Estratto secco (g/l): 28,00
Anidride solforosa libera (mg/l all’imbottigliamento): 22,00
Anidride solforosa totale (mg/l all’imbottigliamento): 58,00

Descrizione organolettica e libera

Il mio vino è:

buono

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