Vino? Roba da etruschi!
Come testimonia la
ricerca Archeologia della Vite e del Vino
in Toscana e nel Lazio gli etruschi già nel VI
secolo a.C. producevano vino nella Valle dell’Albegna e lo esportavano fino in
Gallia
Presentazione di Archeologia della Vite e del Vino in Toscana
e nel Lazio e degustazione di vini dell’Etruria
Roma giovedì 7 marzo,
ore 17, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Archeologia della
Vite e del Vino in Toscana e nel Lazio è una ricerca che abbraccia il bacino
Mediterraneo e affronta questo tema da punti di vista diversi e
multidisciplinari: archeologia, botanica e biologia molecolare, per far
emergere le possibili relazioni tra il paesaggio della vite silvestre e i siti
archeologici, partendo dal presupposto che le piante potessero conservare, nel
proprio patrimonio genetico, le tracce delle forme di coltivazione approntate
dalle comunità antiche per la produzione del vino.
Pubblicato per i tipi
delle Edizioni All’Insegna del Giglio e realizzato per merito soprattutto di
Andrea Ciacci e Andrea Zifferero, sostenuti dall’impegno della Soprintendenza
per i Beni Archeologici della Toscana, del Comune di Scansano e
dell’Associazione Nazionale Città del Vino, lo studio offre una visione dinamica della viticoltura che
apre nuovi scenari storici e
archeologici sull’origine di alcuni vitigni italiani e dischiude inedite
opportunità e prospettive di studio alla biologia molecolare.
Nel volume compaiono
anche i risultati di due importanti progetti ormai giunti a conclusione, che
riguardano il territorio scansanese e più in generale
la valle dell’Albegna, un contesto
che già nel
VI secolo a.C. produceva vino per l’esportazione verso la
Gallia.
Entrambi i progetti di ricerca
forniscono
significativi argomenti per la valorizzazione enologica della valle
dell’Albegna, oggi
divisa tra i
territori di diverse produzioni a denominazione controllata, oltre al più
famoso Morellino
di Scansano. Il
progetto ArcheoVino ha messo in
evidenza, attraverso l’analisi del germoplasma, la reale possibilità che le viti silvestri prossime a insediamenti
etruschi e romani lungo i corsi del fiume Albegna e del fosso Sanguinaio
siano i relitti di antichi vitigni
coltivati, andati incontro a un
progressivo
rinselvatichimento. Alcuni esemplari
vicini a siti rurali etruschi e romani, tra cui
Ghiaccio Forte,
presentano infatti un elevato grado di
similarità genetica con i vitigni Sangiovese e
Canaiolo Nero.
Il volume sarà
presentato da Michel Gras, già Direttore della Scuola Francese di Roma e ora
direttore di ricerca
emerito del CNRS, autore di fondamentali ricerche sul commercio del vino in età
arcaica nel Museo
Archeologico e della Vite e del Vino, e dai curatori Andrea Ciacci e Andrea
Zifferero