martedì 5 marzo 2013

Archeologia della vite e del vino in Toscana- Museo Nazionale Etrusco giovedi 7 marzo


Vino? Roba da etruschi!

Come testimonia la ricerca Archeologia della Vite e del Vino in Toscana e nel Lazio gli etruschi già nel VI secolo a.C. producevano vino nella Valle dell’Albegna e lo esportavano fino in Gallia


Presentazione di Archeologia della Vite e del Vino in Toscana e nel Lazio e degustazione di vini dell’Etruria
Roma giovedì 7 marzo, ore 17, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia


Archeologia della Vite e del Vino in Toscana e nel Lazio è una ricerca che abbraccia il bacino Mediterraneo e affronta questo tema da punti di vista diversi e multidisciplinari: archeologia, botanica e biologia molecolare, per far emergere le possibili relazioni tra il paesaggio della vite silvestre e i siti archeologici, partendo dal presupposto che le piante potessero conservare, nel proprio patrimonio genetico, le tracce delle forme di coltivazione approntate dalle comunità antiche per la produzione del vino.
Pubblicato per i tipi delle Edizioni All’Insegna del Giglio e realizzato per merito soprattutto di Andrea Ciacci e Andrea Zifferero, sostenuti dall’impegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, del Comune di Scansano e dell’Associazione Nazionale Città del Vino, lo studio offre una visione dinamica della viticoltura che apre nuovi scenari storici e archeologici sull’origine di alcuni vitigni italiani e dischiude inedite opportunità e prospettive di studio alla biologia molecolare.
Nel volume compaiono anche i risultati di due importanti progetti ormai giunti a conclusione, che
riguardano il territorio scansanese e più in generale la valle dell’Albegna, un contesto che già nel
VI secolo a.C. produceva vino per l’esportazione verso la Gallia. Entrambi i progetti di ricerca
forniscono significativi argomenti per la valorizzazione enologica della valle dell’Albegna, oggi
divisa tra i territori di diverse produzioni a denominazione controllata, oltre al più famoso Morellino
di Scansano. Il progetto ArcheoVino ha messo in evidenza, attraverso l’analisi del germoplasma, la reale possibilità che le viti silvestri prossime a insediamenti etruschi e romani lungo i corsi del fiume Albegna e del fosso Sanguinaio siano i relitti di antichi vitigni coltivati, andati incontro a un
progressivo rinselvatichimento. Alcuni esemplari vicini a siti rurali etruschi e romani, tra cui
Ghiaccio Forte, presentano infatti un elevato grado di similarità genetica con i vitigni Sangiovese e
Canaiolo Nero.

Il volume sarà presentato da Michel Gras, già Direttore della Scuola Francese di Roma e ora
direttore di ricerca emerito del CNRS, autore di fondamentali ricerche sul commercio del vino in età
arcaica nel Museo Archeologico e della Vite e del Vino, e dai curatori Andrea Ciacci e Andrea Zifferero



Nessun commento:

Lettori fissi