DDL di Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, e, in particolare, Art. 66 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola)
Negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese, c’è stata una perdita della superficie agricola utilizzata pari a 300 mila ettari, accompagnata da una riduzione del numero di aziende di circa un terzo (-32,2%) e da un processo di concentrazione dei terreni in un numero minore di aziende, al quale hanno fatto da contraltare la drastica riduzione delle aziende di piccola agricoltura contadina e un vero e proprio abbandono delle zone rurali.
L'alienazione massiccia di terre pubbliche, proposta dal Governo in un momento di crisi economica gravissima che colpisce tutti i settori economici, non ultimo quello agricolo, che per altro è ulteriormente penalizzato a causa di una scarsa capacità di accesso al credito, darebbe una occasione unica alle immense disponibilità di liquidità gestite dalla malavita organizzata (Mafia, Ndrangheta, Camorra,..) di appropriarsi a prezzi di favore di una parte ingente del patrimonio messo in vendita, facilitando così il riciclaggio dei proventi illeciti.
Questa vendita di beni pubblici porterebbe ad una immediata e corposa redistribuzione fondiaria a favore di pochi, ma non sarebbe in grado di sviluppare un volano di rilancio economico conseguente.
La grave crisi economica che stiamo vivendo richiede risposte capaci di assicurare allo Stato e alle sue articolazioni territoriali una rendita certa, come può essere la concessione in affitto, e costante nel tempo. Ma è necessario anche garantire e promuovere l'accesso alla terra e lo sviluppo di nuove imprese agricole, meglio se condotte da giovani imprenditori rurali singoli o associati, includendo anche attività di rilevanza sociale, per dare una serie risposta alla drammatica crisi occupazionale.
Siamo infatti convinti della necessità di promuovere l'imprenditoria giovanile e l'ingresso di nuovi operatori nel settore primario, nonché della necessità di garantire la sopravvivenza delle piccole realtà già esistenti nel settore.
Mirando a questi obiettivi chiediamo di bloccare l'inutile alienazione dei terreni agricoli demanialiprevista dal DLL attualmente in discussione alla 10a Commissione del Senato e di cambiarne l'impostazione del testo basandosi sulle nostre proposte.
Intendiamo garantire una entrata in tempi certi di risorse aggiuntive alla casse pubbliche attraverso la messa in valore obbligatoria, tramite contratti di affitto ad equo canone riservati ad imprenditori agricoli, con priorità a giovani singoli o associati ed ad iniziative di rilevanza sociale (agricoltura sociale), di tutte le superfici agricole oggi di proprietà pubblica, con l'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di attivare le locazioni entro i dodici mesi seguenti alla pubblicazione della legge.
L'avvio di attività di produzione agricola porterebbe immediato beneficio alla casse pubblichetramite:
1) le risorse provenienti dai contratti di locazione,
2) le vendita di beni e servizi delle attività avviate che determinano versamenti di IVA,
3) il pagamento degli oneri previdenziali per i nuovi lavoratori, e non ultimo la creazione di vera nuova occupazione.
L'insieme di questi versamenti porterebbe un vantaggio consistente alla casse dell'erario in maniera strutturale e non in maniera una tantum e lascerebbe intatto il patrimonio dei beni comuni, che essendo messi a reddito, assumerebbero un maggiore valore come strumenti di garanzia patrimoniale per l'eventuale accesso al credito da parte dell'Amministrazione Pubblica, come ulteriore riserva di liquidità da iniettare per investimenti pubblici.
Per fermare la svendita del patrimonio pubblico, promuoviamo una mobilitazione
il 7 Febbraio 2012 a Piazza Montecitorio alle ore 10.00
Prime adesioni: AIAB, ALPA, ARI, Campagna popolare per l'Agricoltura Contadina, Centro Internazionale Crocevia, Legambiente, Rete Semi Rurali, Terra Nuova
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