venerdì 15 giugno 2012

Rio + 20, AIAB e Via Campesina denunciano le false promesse del capitalismo verde.



Rio + 20, AIAB e Via Campesina denunciano le false promesse del capitalismo verde.

Per rispondere alle crisi climatica, ambientale e alimentare serve adottare un modello agricolo e alimentare ispirato alla Sovranità Alimentare


Il 20 giugno si inaugurerà la Conferenza di Rio+20 a distanza di un ventennio da quella che aprì la stagione delle conferenze ONU dedicate ai grandi temi sociali e ambientali. Dall'Earth Summit, che stabilì per la prima volta un’agenda globale per lo “sviluppo sostenibile”, scaturirono le tre convenzioni internazionali: sulla Biodiversità, sul Cambiamento Climatico, e sulla Desertificazione. Ognuna di queste prometteva di avviare azioni destinate a proteggere il pianeta e la vita sulla Terra, nonché a garantire a tutti gli esseri umani una vita dignitosa. Allora, molte organizzazioni sociali si congratularono e, cariche di speranza, supportarono quelle con venzioni.
Venti anni dopo siamo constretti a constatare che i processi e le cause che determinano il deterioramento ambientale, economico e sociale continuano ad agire indisturbati e che le condizioni di vita sulla Terra sono peggiorate. Gli accordi internazionali non hanno arrestato la perdita di biodiversità, né l'avanzare inesorabile della desertificazione, inoltre continua a crescere il numero di persone che soffrono la fame nel mondo, numero che sfiora ormai da vicino la vetta del miliardo.
Fatto ancor peggiore, siamo profondamente preoccupati dall'idea che il meeting Rio+20 possa servire a rafforzare le istanze neoliberali e i processi dell’espansione capitalistica. Sotto l’ingannevole etichetta della “green economy”, si nascondono in realtà nuove forme di contaminazione e distruzione ambientale insieme a nuove ondate di privatizzazioni e nuove espulsioni forzate di contadini e popolazioni indigene dalle loro terre.
La Via Campesina, ed AIAB con essa, si mobiliterà per Rio + 20, rappresentando la voce dei contadini e dei produttori biologici nel dibattito globale e difendendo una diversa idea di sviluppo. Lo sviluppo che vogliamo, infatti, è basato sul benessere condiviso, su un sistema agricolo e alimentare in grado di garantire cibo per tutti, di proteggere le risorse naturali e di promuovere un uso responsabile ed equo dei beni comuni.
Il capitalismo improntato alla esclusiva ricerca del profitto ha generato la più grande crisi economica a livello globale che si sia verificata dai tempi della crisi del 1929. Dal 2008, il modello di sviluppo dominante ha cercato strade per uscire da questa pesante crisi strutturale, puntando a trovare nuove possibilità di accumulazione.
Governi, imprenditori e organizzazioni delle Nazioni Unite hanno passato gli utlimi anni costuendo il mito del capitalismo verde e della tecnologia verde. Presentando queste soluzioni come una nuova possibilità per tenere insieme 'affari' e gestione responsabile dell'ambiente, ma in realtà, per loro, la green economy rappresenta il 'Cavallo di Troia' attraverso il quale ottenere un nuovo avanzamento del capitalismo, mettendo l'intero pianeta sotto il controllo dei grandi capitali.
Ci sono vari meccanismi economici/finanziari che trarranno giovamento dalla green economy e che si porteranno dietro un pesante carico ambientale. Pensiamo ad esempio all'Emissions Trading System e ai REDD+ (Reduced Emissions from Deforestation and Forest Degradation).
La crisi ambientale e climatica è connessa all'attuale crisi finanziaria, economica, sociale e alimentare. In quanto settore chiave, l'agricoltura è parte della soluzione, ma le politiche pubbliche stanno andando nella direzione sbagliata.
Le principali sfide che l'agricoltura deve affrontare sono: sviluppare sistemi agricoli agro-ecologici, mantenere un sistema agricolo fondato su aziende familiari e di piccola scala, capace di raffreddare il pianeta e quindi conservare il tessuto socio-economico e culturale delle zone rurali.
Il concetto di Sovranità Alimentare deve diventare il principio fondante delle politiche alimentarie agricole sia a livello internazionale, che regionale e locale.
Le soluzioni esistono e vanno dallo sviluppo dell'agricoltura sostenibile e familiare, alla tutela dell'ambiente, passando per la protezione e il sostegno agli agricoltori, per la delocalizzazione dei sistemi alimentari. E ancora, servono meccanismi pubblici di stabilizzazione dei mercati per ottenere stabilità dei prezzi per gli agricoltori e prezzi ragionevoli per i consumatori, così come è imprescindibile porre fine al land grabbing e ai sussidi per i biocarburanti.


Andrea Ferrante

Presidente Consiglio Direttivo Federale AIAB

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