venerdì 1 ottobre 2010

Territorio ovvero genius loci


La denominazione comunale, una delle ultime battaglie di Luigi Veronelli, se
usata con scrupolo e precisione, sarà uno dei mezzi per impedire la scompasa
del mondo rurale: adottata con rigore ( bandite le produzioni banali che
possono essere replicate industrialmente) rende il prodotto diverso da mille
altri in base alla sua origine, porta al contatto diretto tra produttore e
consumatore ( in Oltralpe ciò è detto Cru).
Prodotti anonimi, industriali continueranno ad avere la funzione di sfamare,
tuttavia sempre più persone vorranno conoscere il volto dell'autore di un
prodotto, che certo dovrà essere preparato e rigoroso. una brevissima storia
- nel giugno 1999 Luigi Veronelli lancia l'idea che i Comuni possano
valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni agricole e
artigianali
-nell'ottobre 2001 il Parlamento approva la legge costituzionale 3 che rende
possibile legiferare agli enti locali per materie di pertinenza locale
- nel giugno 2002 viene approvata nel bresciano la prima Denominazione
Comunale
- nel maggio 2005 il ministro Giovanni Alemanno dichiara che ciascun Comune
può dotarsi della DE.CO.
una definizione
- si tratta di un censimento voluto dal Comune, delle produzioni artigianali
presenti sul proprio territorio.Il censimento è voluto dal Consiglio che dà
mandato alla giunta di realizzarlo.

lunedì 14 giugno 2010

Le notti dell'Archeologia

Venerdì 9 luglio 2010

Scansano
dalle ore 18,00 Apertura cantine storiche e apertura sala degustazioni presso il Museo della Vite e del Vino, con l'Ass, Strada del Vino e dei Sapori Colli di Maremma.

Museo Archeologico "Museo Animato" con l'Associazione I Messaggeri dell'Anima
ore 19.30 aperitivo etrusco in Piazza Garibaldi- Cene nei ristoranti con alcuni piatti etruschi a menu fisso

Sabato 10 luglio 2010

Scansano -Aspettando l’alba al Ghiaccio Forte
ore 18.00 Museo Archeologico conferenza “La valle del vino etrusco: monumenti e testimonianze arcaiche del comprensorio dell’Albegna” relatori : Paola Rendini (Soprintendenza Archeologica Toscana) Andrea Zifferero (Università di Siena) Marco Firmati (Museo Archeologico Scansano)
ore 20.30 cene etrusche nelle contrade (Contrada il Dentro presso la Piazzetta Ferrucci e Contrada del Borgo presso il Giardino Orlandini) per info e prenotazioni: presso musei 0564509106
ore 23.00 "Cinema in Piazzetta" (Chiesa Parrocchiale) con l'Associazione Culturale e di Promozione Sociale Tante Quante

dalle ore 24,00 "Notte bianca" - Musica in Piazza - Bar ed enoteche aperti



Domenica 11 luglio 2010

ore 6.00 ”L’ALBA A GHIACCIO FORTE” Concerto sul sito archeologico dell’Orchestra Città di Grosseto - Colazione al Ghiaccio Forte con i prodotti delle aziende locali (€. 5,00)
A Scansano: MERCATO DELLA FILIERA CORTA

lunedì 7 giugno 2010

Bio sotto casa- Festa Campagna Amica all'Auditorium Parco della Musica

Il 12 e 13 giugno all’Auditorium Parco della Musica si terrà BIO sotto casa - Festa di Campagna Amica, il grande mercato dedicato ai temi dell’agricoltura biologica. Una campagna promossa da Aiab, Amab e Coldiretti e finanziata con il contributo dell’Unione Europea e dell’Italia - Ministero delle Politiche Alimentari e Forestali.
Produttori da tutta Italia interverranno per presentare i propri prodotti al pubblico romano. Nel corso della manifestazione sarà inoltre illustrato il progetto “chilometro zero” della Fondazione Campagna Amica.
A partire dalle ore 10, nell’area esterna, degustazioni, appuntamenti culturali, musica. Alle 10.30 l'incontro dedicato alla cultura del chilometro zero, l'impronta ecologica del cibo, i sistemi locali di produzione e consumo, con interventi di: Fuortes (introduzione), Weber (indagine sulla sensibilità dei consumatori) Hausmann (i metodi di valutazione dell'impronta ecologica) De amicis (il circuito chilometro zero) Masini (panorama sulla cultura del consumo locale) Rocchi (strategia SLOW sulla creazione di circuiti locali "buono, pulito e giusto", gestione dei gruppi di acquisto) Antonini (presentazione dell'esperienza dell'associazione dei formaggi storici e del presidio del cacio fiore). Il convegno è preceduto/seguito da un blog con i materiali tecnici
Sempre sabato alle ore 17, l’Orchestra Popolare Italiana diretta da Ambrogio Sparagna invaderà gioiosamente l’area pedonale del Parco della Musica con una parata musicale. I festeggiamenti proseguiranno domenica con gruppi di tamburelli, zampogne, organetti e balli popolari che animeranno i giardini pensili (dalle ore 11 alle 13). Alle 21 in Sala Sinopoli, il grande concerto Me so’ sognato er diavolo stanotte, un progetto originale di Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica, il Coro Popolare diretto da Anna Rita Colaianni e la partecipazione di Lucilla Galeazzi.Bio sotto casa è un programma triennale (2009-2012) promosso dall’Unione europea e dall'Italia realizzato dal raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Aiab, Amab e Coldiretti, con l’obiettivo di incrementare la conoscenza e la promozione delle produzioni biologiche, attraverso molteplici ed articolate attività di carattere informativo e promozionale, da svilupparsi in Italia, Francia e Germania. La strategia complessiva del programma punta al rafforzamento del rapporto diretto tra produttore e consumatore. Si ritiene infatti che i valori e la qualità del biologico abbiano bisogno di vie di comunicazione dirette e poco mediate: così come la filiera del consumo dovrebbe essere la più corta possibile, anche quella della comunicazione dovrebbe essere altrettanto breve e diretta.
Il 13 giugno, nel contesto della Festa di Campagna Amica, si svolgerà inoltre la terza edizione di EXTRA SLOW, organizzata da Slow Food Lazio per stimolare una più diffusa e corretta cultura alimentare legata all’extravergine. Nei giardini pensili sarà possibile degustare la migliore selezione di extravergini d’oliva del Lazio, in un momento di approfondimento ‘buono, pulito e giusto’ che vedrà coinvolti esperti del settore. Saranno 45 aziende, con una proposta complessiva che sfiora le 70 etichette, a rappresentare una delle più antiche ed eccellenti produzioni della nostra regione vantando un legame naturale e millenario con l’ambiente, la cultura e la tradizione enogastronomica.

lunedì 17 maggio 2010

Ue: vino biologico, scontro tra i 27 Su progetto della Commissione per regolamentare la produzione

BRUXELLES, 17 MAG - Si profila uno scontro tra i 27 Stati membri sul progetto della Commissione europea per regolamentare la produzione di vino bio nell'Ue.

La proposta verra' esaminata dal Comitato di regolamentazione dell'Ue e i 27 sono fortemente divisi sulla riduzione della presenza di solfiti nel vino biologico rispetto a quanto propone Bruxelles: ossia 100 milligrammi il litro per i rossi e 150 per i bianchi. Nel vino convenzionale vengono autorizzati 150 milligrammi per i rossi e 200 per i bianchi.

mercoledì 5 maggio 2010

Vinissage, il salone bioeccellente e solidale, viaggio tra i vignaioli

Per un week-end Asti diventa capitale del vino naturale. Accadrà il 15 e 16 maggio prossimi quando si svolgerà, nella prestigiosa cornice del Palazzo del Michelerio, la quinta edizione di Vinissage, manifestazione che di anno in anno fa registrare un interesse crescente tra appassionati e addetti ai lavori. L'iniziativa, organizzata dal Comune di Asti con il supporto di Officina Enoica, sarà caratterizzata da due giornate di degustazioni, dibattiti, incontri, arte dedicati a chi vede nel vino qualcosa di più che una bevanda: un aggregatore sociale, una testimonianza di storie e territori, un bene culturale a tutti gli effetti.

I protagonisti assoluti saranno i vini naturali - biologici e biodinamici - degli oltre sessanta vignaioli provenienti da diverse regioni italiane e dalla Francia accomunati dal rispetto per la terra e per il consumatore e dalla sostenibilità delle pratiche adottate in vigna come in cantina. Ma a Vinissage ci sarà anche spazio per l'approfondimento - è previsto per sabato 16 il convegno Biodiversità, nauturalità, economia carceraria che vedrà impegnati in una riflessione comune giornalisti ed esponenti dell'associazionismo - la cultura (in programma un concerto jazz per la serata di sabato e una visita guidata all'interno del futuro Museo diocesano della Cattedrale) e una degustazione guidata dedicata alla Barbera d'Asti docg (domenica a partire dalle 17), organizzata per richiamare l'attenzione su uno dei più importanti rossi piemontesi che recentemente ha conquistato la docg e che è al centro di un’importante campagna di comunicazione.

Nel programma anche una vetrina di formaggi piemontesi, la vendita di alimenti provenienti dalla filiera dell'economia carceraria e le lezioni di cucina della Scuola Gourmet.Vinissage 2010, che sarà caratterizzata per la prima volta da una rete di comunicazione “in diretta” sui maggiori canali d’informazione su Internet, è organizzata dal Comune di Asti d’intesa con Provincia di Asti, Regione Piemonte e Fondazione CrAsti. L’iniziativa conta anche sulla sinergia con Officina Enoica http://officina-enoica.noblogs.org associazione che promuove la vitivinicoltura eco-compatibile a garanzia delle bioeccellenze. «Unico scopo del nostro sodalizio – spiegano i fondatori di OE - è la volontà di sostenere i vignaioli i cui prodotti siano frutto di una viticoltura e di uno stile di vita improntati al rispetto della natura, alla preservazione dell'ambiente e della biodiversità, anche attraverso il metodo biologico e biodinamico, attenti alla salute dell'uomo e che siano espressione vera della terra e del lavoro che li genera». Il risultato che si vuole perseguire è lo «sviluppo e rafforzamento delle piccole economie locali con un attivo coinvolgimento del consumatore».

«Vinissage – dice Maurizio Rasero, assessore comunale alle Manifestazioni – è un prezioso cammeo nel panorama dei grandi gioielli enologici del Piemonte e d’Italia. Arricchisce e completa l’offerta enoturistica di Asti. Venirci vuol dire condividere con i vignaioli e i loro vini il rispetto della natura e dei suoi cicli, diffondere una cultura di forte legame con il territorio in armonia con la natura. Il valore aggiunto trasmesso dai vini “ naturali” è un invito da non perdere per scoprire un altro tassello del grande mosaico del vino» .

Tra le tante novità nel programma di questa quinta edizione di Vinissage c’è la collaborazione con la CFPP Casa di Carità di Verbania http://www.cfpp.it, una onlus, cioè un’organizzazione non a scopo di lucro di utilità sociale, che si occupa di orientamento, formazione professionale e inserimento socio-lavorativo prevalentemente di persone svantaggiate, detenuti, ex detenuti, giovani a rischio, stranieri, tossicodipendenti. Tra le attività ci sono anche coltivazioni biologiche e di ristorazione. E proprio questi progetti, inseriti nell’ambito dell’enosalone astigiano offriranno l’occasione di far conoscere ed acquistare al pubblico prodotti della cosiddetta “economia carceraria”, oltre ad offrire un’opportunità di riflessione sul significato profondo di quelle attività che consentono l’integrazione dei detenuti attraverso il meccanismo della riabilitazione.

Ci saranno, inoltre, visite guidate al futuro Museo della Cattedrale, uno dei vanti di Asti intesa come città d’arte; e le lezioni di “cucina con il vino” curate dalla scuola Gourmet (prenotazione obbligatoria su http://www.scuolagourmet.com che avranno come protagonisti i piatti del territorio per meglio accompagnare i vini in degustazione. Nella la suggestiva cornice del Palazzo del Michelerio sono previsti anche concerti di musica dal vivo.


Infine ecco una sintetica carta d’identità della manifestazione:

QUANDO

- Sabato 15 maggio dalle ore 15,30 alle ore 21,00

- Domenica 16 maggio dalle ore 10,30 alle 20

DOVE

Asti, Palazzo del Michelerio, corso Alfieri 381

INGRESSO

con Degustazione presso tutte le aziende presenti , calice e catalogo € 5,00

Info : www.comune.asti.it mail : promoterr@comune.asti.it

Tel.0141/399526

OFFICINA ENOICA

http://officina-enoica.noblogs.org/

officinaenoica@officinaenoica.org

Tel +39 335 6238642


domenica 14 marzo 2010

Guida ai vini d'Italia Bio 2010

La Guida ai Vini Bio 2010 è il più completo e aggiornato vademecum nel sempre più fitto mondo dei vini ottenuti da agricoltura biologica e biodinamica prodotti da aziende certificate:
è curata da Pierpaolo Rastelli, edita da Tecniche Nuove, giunta alla tredicesimea edizione in vendita nelle migliori librerie.

giovedì 18 febbraio 2010

La natura che vogliamo salvare

Giova ricordare innanzitutto che l'Unione Eurppea non ha mai autorizzato nessun OGM per mezzo del Consiglio dei Ministri UE, ovvero dell'organo preposto, il quale, mancando la maggioranza legale, non si è mai esposto sui rischi dei danni alla salute, da tempo accertati ...Dobbiamo solo scoprire "Come ci faranno male" e non "se" ci faranno male gli OGM.
Così come è chiara l'irreversibile contaminazione dell'Ambiente da parte degli OGM, definita chiaramente come inevitabile dalla DIR 2001/18/CE, in caso di rilascio nell'ambiente.
E' per tali motivi che, prima di introdurre OGM in Italia, vedrete che verranno sottoposti ad una moratoria nazionale ed internazionale europea, applicando il principio di precauzione e i criteri di Biosicurezza, ovvero la tolleranza zero nelle sementi e negli alimenti, per evitare rischi per la salute e l'ambiente. Oltre che per la corretta informazione dei consumatori, diritto sancito da una sentenza della Corte di Giustizia UE. Diritto oggi negato dalle soglie cosiddette di (in)"tolleranza" senza etichettatura (9 grammi per ogni chilogrammo di componente alimentare)
E' necessario, per gli stessi motivi, sottoporre la materia all'obbligatorio referendum consultivo, prima di decidere l'immissione di OGM nell'ambiente. Le norme in tal senso sono chiarissime (Dir. 2001/18/CE).
L'EFSA, inoltre, basa oggi i suoi Pareri "scientifici" (?) (e non vincolanti) solo sui dati forniti dalla Monsanto o dalle altre ditte produttrici di OGM, proprietarie dei brevetti... come chiedere all'oste se il vino è buono.
Il regolamento dell'EFSA dovrà pertanto, come richiesto dal Parlamento UE, essere revisionato con l'inserimento dei pareri scientifici indipendenti.
E' bene leggere in tal senso il libro di Arpad Pusztat: La sicurezza degli OGM - Edilibri MIlano. Rimanendo in attesa delle confutazioni scientifiche alle ricerche citate in questo libro.
Quella sulla "coesistenza", una contraddizione in termini, dal momento che non ci sarebbe più agricoltura libera da OGM in caso di rilascio ambientale di coltivazioni transgeniche, è anch'essa solo una "raccomandazione" della Commissione, non vincolante, come citato espressamente anche nella sentenza del Consiglio di Stato, che intenderebbe, secondo qualcuno, autorizzare la semina di OGM in Italia.
Mi pare che l'autorizzazione alla semina del Mais Mon 810, in questione, sia scaduta; e ad oggi non rinnovata, come afferma il Ministro Zaia, e la Germania e Francia hanno fatto un brusco dietrofront in tal senso, sugli OGM. Soprattutto di fronte all'evidenza dei rischi per la salute e l'ambiente accertati dalle ricerche indipendenti pubblicate in questi anni.
E In ogni caso non è certo un tribunale l'organo preposto all'Autorizzazione alla semina di OGM in Italia, così come in Europa, ne tantomeno l'EFSA.
Barroso è stato chiaro qualche giorno fa... sugli OGM in Europa vige la politica di "Ponzio Pilato"... ed ognuno fa quello che vuole, applicando la Clausola di Salvaguardia Nazionale, in caso di rischi per la salute e l'ambiente, con conseguenti divieti di coltivazione ed importazione di OGM.

Consiglio inoltre di guardare il servizio di Report (Rai 3) del 1998 "Il Gene Sfigurato" di Carlo Pizzati... nel quale, a detta del dirigente Novartis intervistato con le spighe (pannocchie) OGM in mano, piene di larve di piralide "vive e vegete"... gli ogm nemmeno funzionano, in quanto la Piralide del Mais si sposta tutta sulla granella nella spiga, dal momento che la tossina BT pesticida si esprime solo nelle parti verdi delle piante transgeniche (OGM) e, pertanto, i danni da piralide sugli OGM, aumenteranno o al massimo rimarranno uguali. Con conseguente rischio di maggior sviluppo di micotossine negli OGM, le quali, come dimostrato ampiamente, dipendono soprattutto dalla mancanza di rotazione delle coltivazioni (monocolture di MAIS, che andrebbero semplicemente vietate), dal fatto che si usa raccogliere il Mais in autunno, con forte umidità e grandissimo spreco di energia per essiccarlo artificialmente, spesso troppo tardi. Ma, soprattutto, le micotossine famose si sviluppano nei lunghi stoccaggi (spesso di anni) di merci provenienti dai silos Americani e Canadesi, Argentini o Brasiliani e dai trasporti nelle stive delle navi (spesso ammuffite) per lunghi periodi... ...ovviamente di Mais e Soia OGM...
Inoltre, in Italia, la cosiddetta Piralide del Mais arreca danni molto limitati, che non superano mai le cosiddette soglie economiche di Intervento e, pertanto, nessuno spreca soldi per trattare il Mais con insetticidi chimici e, nel caso servisse, si può impiegare con maggior successo proprio il Bacillus Thuringiensis, irrorandolo sulle piante e sulle spighe (pannocchie) al momento opportuno, ovvero quando schiudono le uova, in modo da uccidere le piccole larve prima che facciano danni.
Le coltivazioni di MAIS OGM, invece, rischiano di innescare la resistenza degli insetti dannosi nei confronti della tossina BT, prodotta massicciamente dalle piante transgeniche, la quale inquina il terreno per anni, come dimostrato dalle ricerche del MIPAAF. Con seri rischi aumento futuro dei danni degli insetti resistenti al BT (dichiarati anche dalle stesse ditte produttrici di OGM). Per cui potremmo perdere anche un prezioso insetticida biotecnologico microbiologico, che ogni paese oggi si può auto-produrre a basso costo, senza necessità di pagare brevetti.
La conseguenza sarebbe un futuro impiego massiccio di Pesticidi chimici.
Senza tener conto che il miglior metodo, molto efficace ed economico, di controllo biologico della Piralide è rappresntato dalla diffusione preventiva di Insetti utili, parassiti delle uova della Piralide stessa, efficaci al 100%, come dimostrano numerose ricerche ed applicazioni su larga scala (Es. in Cina), per cui le larve di piralide nemmeno nascono... E dalle uova deposte dalle farfalline spuntano degli insetti utili che se ne nutrono.
La Natura, come volevasi dimostrare, ci fornisce tutte le soluzioni... basta applicarle.
Senza sprecar soldi per macchine costose e carburanti per i trattamenti con pesticidi chimici, per la cui produzione si impiega inoltre moltissimo petrolio.
Insomma, gli OGM rappresentano un vero fallimento premeditato per gli agricoltori... con rischio di perdita della sovranità alimentare delle Nazioni... da cui deriva solo miseria e FAME. Oltre 200.000 sono i contadini suicidatisi in India, negli ultimi 10 anni, per il fallimento delle coltivazioni OGM.
Si pensi, inoltre, al fatto che molte erbe infestanti sono ormai resistenti al Raundup, l'erbicida chimico che verrebbe irrorato in modo massiccio sulle coltivazioni OGM, assorbendosi nei semi (di soia e di mais, cotone, colza, ecc.) delle piante OGM "resistenti ai disseccanti chimici totali". Con conseguente accumulo nell'ambiente e nelle acque.
Un'avvelenamento di massa, che si bio-accumula nelle catene alimentari e nelle carni degli animali alimentati con OGM. Lo dimostra il fatto che la soglia di cosiddetta soglia di "tolleranza" dei residui del disseccante chimico negli alimenti è stata notevolmente aumentata con l'entrata in commercio degli OGM. Un prodotto chimico pericolosissimo, pubblicizzato come biodegradabile, invece tossico e mortale per le cellule, responabile secondo una ricerca svedese, dell'epidemia di linfomi non Hodgkin (un tumore del sangue). La Monsanto ha ricevuto una multa pesantissima per pubblicità ingannevole e pericolosa.
Ce dell'altro e in abbondanza da dire contro gli OGM.
In particolare va citato il Trasferimento genico orizzontale del DNA transgenico inserito negli OGM, molto instabile e reattivo, in quanto estraneo alla specie vivente, che, pertanto, si diffonde nell'ambiente e lungo le catene alimentari, passando dai microrganismi alle acque, al sangue e negli apparati digerenti. Hanno trovato DNA transgenico non digerito nei feti dei topi... cosa succederà ai poveri animali d'allevamento, che per loro "sfortuna" vengono macellati giovani... e soprattutto agli esseri umani... oggi sempre più "macellati dal Cancro"?
Si ricorda che i cosiddetti geni (pezzi di DNA manipolato), non sono microchips, e quando si modifica il normale funzionamento del DNA , inserendo pezzi estranei, nessuno potrà mai prevedere quello che succederà all'interno dell'OGM, con rischi incommensurabili per la salute e l'ambiente.
E modificazioni nel tempo all'interno del DNA, a causa della naturale instabilità dell'OGM, dichiarate dalla stessa Monsanto, ad esempio per la soia.
A proposito: come è stato possibile brevettare ciò che non è stabile ne esattamente riproducibile, come una manipolazione genetica?
Insomma, mi sembra che il futuro transgenico sia tutt'altro che roseo... forse è meglio scendere dal treno prima che si schianti.
Puntando al Made in Italy da mettere all'asta internazionale del mangiar bene , biologico, 100% ogm free
quello che chiede il mercato...
...il libero mercato, (che oggi praticamente non esiste se non nel rapporto diretto dal produttore al consumatore)
dove siamo vincenti... per "natura".
La Natura che vogliamo salvare.
Una tradizione ricevuta in eredità dai Padri, ma soprattutto... in prestito dai nostri Figli.

saluti cari
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo

Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
P. IVA 02322010543
tel 075-8947433 (347-4259872)
Email: agernova@libero.it
http://www.agernova.it
www.mangiacomeparli.net

lunedì 15 febbraio 2010

Per una Politica Agricola Comune nel segno della sovranità alimentare

L’anno 2009 ha mostrato l’ampiezza delle difficoltà alle quali fanno fronte
contadine e contadini europei. Il latte non è la sola produzione in crisi e i
redditi agricoli si sono ridotti quasi dovunque. La PAC attuale e l’OMC, che
ne è il quadro, hanno mostrato la loro incapacità a risolvere i problemi che
anzi hanno reso più gravi: le aziende agricole spariscono rapidamente, la
disoccupazione aumenta pesantemente, la fame colpisce 1 miliardo di esseri
umani, il pianeta si scalda, la biodiversità sparisce, aumentano velocemente i
danni alla salute a causa dei modelli dominanti di produzione e di consumo.
Tuttavia l’UE non sembra disposta a cambiare la politica neolberista che ha
mondializzato la nostra agricoltura e la nostra alimentazione. Produttori e
consumatori sono i grandi perdenti mentre i benefici dell’agroindustria e della
grande distribuzione aumentano. Se l’UE non si muove, l’agricoltura europea è
in pericolo e ci attende una catastrofe sociale ed ambientale: senza
contadini, chi nutrirà la popolazione? Il fallimento di Copenaghen mostra che
i governi sono miopi. I contadini europei hanno bisogno del massimo di alleati
nella società per difendere una nuova politica agricola ed alimentare. Il 2010
deve essere l’anno di un ampio dibattito pubblico in UE affinché le priorità
della politica agricola ed alimentare post 2013 siano ridefinite prima ancora
di decidere il budget dell’UE per lo stesso periodo.l’accesso all’alimentazione per tutti: è una sfida mondiale per adesso e per i
prossimi decenni(1). L‘agricoltura contadina è oggi riconosciuta come quella
che può meglio rispondere a questa sfida(2). Ora essa è trascurata dalle
politiche agricole UE e dall’OMC a vantaggio di grandi aziende mondializzate.
La sfida non è tecnica ma riguarda l’accesso alla produzione agricola e
l’accesso all’alimentazione.

Rispondere alla sfida dell’impiego: contadini e rurali europei numerosi per
nutrire l’Europa. Mentre la disoccupazione esplode in Europa, l’UE non può
continuare a distruggere le proprie aziende(3) ed i propri impieghi rurali.
Mantenere ed insediare contadini(e) presuppone la restituzione al settore
agricolo di un riconoscimento economico e sociale che esso ha perso con la PAC
attuale.

Diminuire il riscaldamento climatico e salvare la biodiversità. Si favorisce
frenando l’industrializzazione della produzione agricola e dell’allevamento.
Le pratiche agricole ed i modelli produttivi favorevoli al clima ed alla
biodiversità sono noti: attuarli significa rompere col modello attuale.
2. Come la sovranità alimentare risponde a queste sfide?

La sovranità alimentare dà alla popolazione ed all’UE il diritto di definire
la propria politica agricola ed alimentare partendo dai bisogni della stessa
popolazione e del proprio ambiente, non partendo da regole del commercio
internazionale scritte in ideologia «libero»-scambista. Ad esempio spetta
all’UE proibire la coltivazione e l’importazione di OGM(4) se gli europei non
li vogliono, togliendo all’OMC la possibilità di impedirglielo; spetta all’UE
decidere di passare da un deficit del 75% in proteine vegetali – per nutrire i
propri animali di allevamento – all’autonomia, del tutto possibile sulle
nostre superfici agricole ed indispensabile per raggiungere importanti
obiettivi ambientali. Per questo occorre rivedere l’accordo OMC del 1994.
La sovranità alimentare fissa all’agricoltura, come priorità, il produrre
anzitutto per nutrire la popolazione e non per il commercio internazionale.
L’UE, che è diventata il primo importatore e il primo esportatore di prodotti
alimentari, deve dunque rivedere completamente le sue priorità. Esportare
polvere di latte mentre si importa la soia per nutrire le vacche, andare a
produrre frutta e ortaggi – anche bio – nei paesi del sud perché là è meno
cara la manodopera, conduce agli attuali vicoli ciechi sociali ed ambientali.
La sovranità alimentare, al contrario, rilocalizza le produzioni agricole
vicino ai consumatori.
La sovranità alimentare, affidando a contadine e contadini un ruolo centrale
nell’alimentazione della popolazione della loro regione, dà loro un senso ed
una legittimità sociale di cui sono stati spesso privati dalla PAC attuale. La
sovranità alimentare in effetti si oppone alla concentrazione attuale del
«potere alimentare» nelle mani dell’industria e della grande distribuzione.
Sono compiti del potere politico, in questo caso dell’UE, regolare la
produzione, i mercati, la distribuzione, tenendo conto di tutti gli attori
della catena alimentare. Sta anche ai produttori ed ai consumatori, come si
pratica sempre più, raccorciare la catena con molteplici forme di
commercializzazione più diretta. In ciò essi devono venire incoraggiati dalla
politica agricola e alimentare (PAAC) mentre le norme sanitarie – oggi
industriali – dei prodotti trasformati in azienda devono essere adattate alle
stesse aziende agricole.
Non bisogna fraintendere: la sovranità alimentare non è autarchia e nemmeno
un richiudersi all’interno delle frontiere. Non si oppone agli scambi
internazionali: ogni regione del mondo ha prodotti specifici che può
commercializzare, ma la sicurezza alimentare è troppo importante per farla
dipendere da importazioni. In ogni regione del mondo la base
dell’alimentazione deve essere, se possibile, prodotta sul posto. Ogni regione
deve quindi avere il diritto di proteggersi da importazioni a basso prezzo che
rovinano la propria produzione.
La sovranità alimentare non stabilisce solo un diritto ma anche un dovere,
quello di non portare danno alle economie agricole ed alimentari di altre
regioni del mondo. Ogni dumping, cioè ogni aiuto per esportare ad un prezzo
inferiore al costo di produzione(5), dev’essere proibito. Ciò per gli aiuti
all’esportazione ed anche per i pagamenti diretti quando questi permettono di
vendere e di esportare ad un prezzo inferiore del costo di produzione.
La sovranità alimentare non riguarda solo l’alimentazione della popolazione
attuale, ma anche quella delle generazioni future, perché vuole la
conservazione delle risorse naturali e dell’ambiente. Per questo bisogna
sviluppare modelli di produzione agricoli che diminuiscono le emissioni
agricole di gas ad effetto serra, favoriscono la biodiversità e la salute.
Diminuendo i trasporti e modificando i modelli di produzione troppo intensivi
si contribuisce a risolvere le sfide climatiche ed ambientali.

Attorno al tema della sovranità alimentare possono incontrarsi in Europa
coloro che si impegnano per il cambiamento di politica agricola/alimentare e
coloro che lavorano per la rilocalizzazione alimentare. E’ questa la dinamica
che potrà pesare sugli orientamenti della futura politica agricola.

3. Una nuova PAAC che rompa con gli attuali vicoli ciechi(6):

I nostri obiettivi:

* Mantenere e sviluppare un’agricoltura contadina, sostenibile e sociale che
nutra la popolazione, preservi l’ambiente e la salute e conservi paesaggi
rurali vivi. Per questo, contadine e contadini devono anzitutto poter vivere
con la vendita dei loro prodotti, grazie a prezzi agricoli stabili e
remuneratori. E’ condizione necessaria al loro riconoscimento economico e
dunque anche all’attrazione dei giovani verso il lavoro agricolo.
* Riservare il sostegno pubblico ai modelli di produzione ed alle aziende che
creano benefici all’impiego ed all’ambiente.
* Rilocalizzare il più possibile l’alimentazione e ridurre l’invadenza della
grande distribuzione e dell’industria sulla catena alimentare.

Le nostre priorità:
1.reddito, prezzi agricoli: prezzi agricoli remunerativi e stabili implicano:

il governo delle produzioni, la regolazione dei mercati agricoli, la
trasparenza lungo la filiera alimentare, la limitazione dei margini di guadagno
della trasformazione e della distribuzione. Per far fronte a eccedenze
congiunturali climatiche di produzione, vengono stabiliti prezzi minimi.

Il diritto a proteggersi da importazioni a basso prezzo, incluse le
importazioni per alimentazione animale, va di pari passo con la fine del
dumping all’esportazione, sotto tutte le forme attuali(7). Il livello
variabile di protezione doganale deve essere legato al prezzo di produzione
europeo(8).

Pagamenti diretti, rapportati al numero di lavoratori, vengono attribuiti alle
piccole aziende, per il loro ruolo sociale ed ambientale(9), ed alle aziende
sostenibili delle regioni sfavorite da un punto di vista agronomico e
climatico, perchè hanno costi di produzione più elevati rispetto al
riferimento scelto nel punto precedente.

I salariati agricoli, europei o immigrati, beneficiano degli stessi diritti.
Gli Stati sono obbligati a fissare un salario minimo.

2.ambiente:

Norme di produzione da rispettare da parte di ogni azienda, che riducano l’uso
di energia, di sostanze chimiche e di acqua, che limitino l’emissione di
anidride carbonica, che siano favorevoli alla biodiversità.Premi da destinare alle aziende che rispetto a queste norme hanno
comportamenti più virtuosi sul piano ambientale e sociale (come l’agricoltura
contadina biologica): ad esempio, pratiche agronomiche che aumentano il tasso
di materia organica del suolo, che immagazzinano il carbonio nel suolo e
assicurano la fertilità a lungo termine sono promosse e sostenute. Ricerche e
formazione sono orientate in questo senso.

3. L’insediamento e l’accesso alla terra

sono facilitati da misure europee e nazionali che permettono ad un maggior
numero di giovani di diventare contadini(e). La concentrazione e
l’urbanizzazione delle terre agricole sono frenate.

4. Una politica di sviluppo rurale,
che completa le misure precedenti, viene stabilita. Essa dà la priorità
all’impiego rurale, al riequilibrio geografico delle produzioni, al commercio
locale ed ai servizi di prossimità.

5. Le regole attuali del commercio internazionale agricolo1sono rimesse in discussione, il ciclo OMC di Doha abbandonato come gli accordi
di «libero»-scambio con paesi terzi. Viene introdotta una nuova gouvernance
alimentare mondiale, con nuove regole di commercio internazionale. Essa si
fonda sulla sovranità alimentare e sul diritto all’alimentazione.

6. Produrre e importare OGM in agricoltura e produzione alimentare

sono proibiti, così come i brevetti sul vivente. L’utilizzazione, lo scambio e
la riproduzione di sementi contadine sono incoraggiati.

7. L’UE smette di sostenere l’utilizzo e la coltura di agro-carburanti
industriali.

Il bilancio energetico degli agro-carburanti europei è, in effetti, negativo e
a livello mondiale: essi entrano in concorrenza con le superfici agricole
dedicate all’alimentazione o alle foreste. Ma l’autonomia energetica delle
aziende può essere rafforzata con l’utilizzo di olio puro compresso sul posto,
partendo da oleaginose coltivate in azienda o presso vicini.

venerdì 12 febbraio 2010

Agricoltura convenzionale e agricoltura biologica

Uno studio condotto dalle Università di Pisa e Firenze evidenzia che il bilancio energetico tra agricoltura tradizionale e agricoltura biologica avvantaggia quest’ultima, la quale in particolare fa molto meno ricorso ai carburanti fossili. Di contro, però, la sua produttività risulta inferiore.

- di Virginia Greco -



Da ormai nove anni è in corso al centro di ricerca “Enrico Avanzini” dell’Università di Pisa (in collaborazione con l’Ateneo fiorentino) una sperimentazione che mette a confronto il sistema di coltivazione tradizionale (ossia intensivo) e quello biologico, per valutare il consumo energetico che essi comportano.

Sono stati dedicati al progetto 24 ettari di terreno, 12 per ciascuno dei due tipi di agricoltura. Le specie coltivate sono grano duro e grano tenero, mais, favino e girasole.

Ciò che i ricercatori sono andati a tracciare è un vero e proprio bilancio energetico delle differenti colture, ossia hanno preso in considerazione ogni tipo di apporto energetico necessario ad arrivare dal seme alla materia prima alimentare. Sono inclusi nel computo, ad esempio, il carburante utilizzato dai macchinari che arano i campi come anche l’energia spesa per produrre le sostanze diserbanti, i concimi e gli antiparassitari.

L’analisi ha condotto alla conclusione che la coltivazione tradizionale comporta un consumo energetico di gran lunga superiore a quello necessario all’agricoltura biologica.

“Considerando le sole energie da carburanti fossili”, dichiara Marco Mazzoncini, neodirettore del Centro Avanzini di Pisa, “per le coltivazioni tradizionali servono circa 21.000 MJ (megajoule) per ettaro all’anno, mentre nel caso del biologico ne occorrono solo 12.000, con un risparmio di circa il 50% di energia immessa nel sistema”.Il consumo largamente superiore da parte delle colture tradizionali deriva proprio dall’uso massiccio di sostanze chimiche. In termini di prodotti per concimare il terreno e difendere il raccolto dai parassiti, l’agricoltura convenzionale utilizza il corrispondente di 14.103 MJ all’anno per ettaro, mentre nel biologico si registra un consumo di solo 5.279 MJ: quest’ultimo, dunque, risparmia il 60%.




La differenza si riscontra anche nell’ambito dell’energia impiegata per l’uso dei macchinari, ma in questo caso (come intuibile) essa è molto meno significativa: l’agricoltura biologica necessita 6.625MJ all’anno per ettaro contro i 7.004MJ di quella convenzionale.

In definitiva la pratica della coltura biologica permette di risparmiare molto in energia impiegata per “trasformare” il seme in cibo. Questa valutazione riguarda però i soli flussi in entrata, vale a dire l’energia immessa nel sistema. Per effettuare un bilancio (che è quanto i ricercatori pisani intendevano svolgere) occorre prendere in considerazione anche i flussi di uscita, cioè quanta energia il sistema è in grado di fornire all’esterno.

Quello appena espresso appare un concetto astratto, ma in termini pratici il flusso d’uscita indica il potenziale nutritivo del prodotto finale. Il grano e il mais coltivati saranno utilizzati dall’organismo di coloro che se ne ciberanno per produrre energia, necessaria alla propria sopravvivenza e al movimento.

Questa energia è valutabile e misurabile (in MJ), esattamente come fatto per quella in ingresso al sistema (del resto sulle etichette degli alimenti è riportata l’energia di quest’ultimi in chilocalorie e in joule, appunto).

Sul piano delle uscite purtroppo l’agricoltura biologica perde punti e viene scavalcata da quella convenzionale, la quale è in grado di fornire 153.730 MJ annui per ettaro di terreno coltivato, contro i 126.512 MJ del biologico. Si tratta di circa un 20% di differenza a favore del sistema classico.

Guardando le percentuali, il bilancio resta comunque positivo per l’agricoltura biologica, ma certamente non abbastanza vantaggioso come ci si augurerebbe. Se, quindi, si convertissero al sistema biologico tutte le colture mondiali, si otterrebbe un grandissimo risparmio di energie da combustibili fossili, ma si riscontrerebbe anche una produzione minore.




Resta comunque che il biologico fa un uso dell’energia estremamente efficiente, ossia con sprechi molto limitati. Quest’ultimo infatti produce un po’ più di 1kg di alimento con 1MJ di energia, mentre nell’agricoltura convenzionale si hanno in media solo 0.3kg: l’indice di produttività è dunque quasi quattro volte superiore.

Qual è dunque la conclusione? In realtà non ce n’è una definitiva: “Si hanno due estremi”, sottolinea Mazzoncini, “da un lato l’agricoltura intensiva, dall’altro quella biologica. Pensare che l’adozione dell’uno o dell’altro sistema possa risolvere il problema della fame nel mondo è un’illusione”. Secondo gli ultimi dati forniti dalla FAO gli affamati nel mondo sono cresciuti del 9% nel 2009, raggiungendo la vetta di 1,02 miliardi, il valore più alto registrato dal 1970.

“La questione è complessa”, conclude il neodirettore del Centro Avanzini, “forse ciò di cui abbiamo bisogno è un cambio radicale di paradigma che, a partire dall’agricoltura, coinvolga il sistema distributivo e l’intera filiera produttiva”.

mercoledì 10 febbraio 2010

Gusto nudo "Fiera dei vignaioli" 24-25 aprile 2010 Bologna

GUSTO NUDO

“FIERA DEI VIGNAIOLI ERETICI”

24&25 APRILE 2010 BOLOGNA



«Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita»(1962) P.P. Pasolini



Con questo 2010 arriviamo alla quarta edizione di Gusto Nudo, manifestazione che da piccola esperienza nata a livello sperimentale è riuscita a scavarsi una propria credibilità nel panorama nazionale ….. e a ben pensarci anche internazionale, vista l’esperienza berlinese dello scorso Novembre

Anche quest’anno quindi siamo pronti a portare a Bologna la nostra Fiera.

Fiera che nelle edizioni passate aveva come corollario la dicitura “dei vignaioli indipendenti”, da quest’anno vogliamo cambiare, non perché disconosciamo la nostra storia e nemmeno le nostre convinzioni, crediamo tuttora che il concetto di vignaiolo indipendente sia fondamentale per un rapporto che veda in fruttuosa collaborazione la dimensione produttiva con quella della salvaguardia del territorio e del paesaggio. Crediamo allo stesso momento che questo “movimento” di vignaioli indipendenti, di produttori di vino naturale, e di manifestazioni che lo supportano sia di fronte ad un bivio. Il mercato, quello grande, il businnes della grande distribuzione sta in maniera disinvolta accorgendosi ed appropriandosi del valore che rappresenta questo movimento, e purtroppo parlando di valore non ci riferiamo al valore culturale ma a quello meramente monetario.

Vogliamo quindi proporre a voi vignaioli, attori principali di questa stagione importante ed entusiasmante per l’agricoltura italiana di aderire ad un nuovo concetto. Da quest’anno Gusto Nudo si chiamerà “fiera dei Vignaioli Eretici”.

Eretici perché non disponibili a venire a patti con la dottrina liberista, eretici perché convinti che il rispetto del territorio è inscindibile dal rispetto per l’uomo, sia esso consumatore o collaboratore nel lavoro in vigna e in cantina, eretici perché inossidabili nel difendere il carattere del proprio prodotto dall’omologazione della distribuzione massiva, eretici perché convinti che la biodiversità sia una ricchezza che appartiene alla natura a 360°, dalla flora al paesaggio all’umanità.

Vogliamo creare un incontro di vignaioli che ci piace definire “eretici” perché ci rifacciamo alla semantica di questo termine, laddove eresia significa capacità di scegliere tra le varie opzioni, e forza nell’affermare le proprie convinzioni. Non crediamo e non vi proponiamo né il martirio, né il rischio della messa all’indice delle vostre opere, ma siamo convinti che un gruppo di uomini e donne, produttori, persuasi che sia necessario rilanciare una proposta politica, contadina ed umanista nei confronti dell’industria, possa resistere come valida alternativa alle crociate dell’egemonia cieca del mercato.Vogliamo proporre ai consumatori e agli appassionati di enogastronomia, un incontro di culture e saperi che rifiutino di chiudersi nelle loro autonomie o tipicità ma che si confrontano, si accettano e si valorizzano diventando nella loro semplicità foriere di gioia.

Con questo appuntamento, con quelli che seguiranno vogliamo quindi creare degli spazi per il confronto, per l’immaginazione e per il sogno, e anche per l’acquisizione e l’autorganizzazione di nuovi spazi di mercato. Questi sì, finalmente indipendenti.



Vi invitiamo quindi a Bologna nei giorni 24 e 25 Aprile, dalle 15 alle 21, negli spazi dell’ex convento di San Leonardo in Vicolo Bolognetti 2 a Bologna, lo spazio è un antico chiostro del 600 sito nel centro storico della città, situazione logistica che permette - a nostro avviso – una gradevole fruizione dell’evento da parte di tutti i partecipanti.



Durante la fiera sarà naturalmente possibile vendere i propri prodotti



Nella speranza di aver stuzzicato la vostra voglia di partecipare e con il desiderio di poterci risentire e rivedere presto per definire al meglio la vostra eventuale presenza vi porgiamo i nostri più cari saluti.



Quota di partecipazione per entrambi i giorni, 70 euro, la quota comprende la cena di sabato e il pranzo di domenica.



Se necessitate di un posto letto a Bologna per la notte del 24 Aprile abbiamo convenzioni con alcuni alberghi nelle vicinanze dello spazio in cui si terrà la Manifestazione. Vi preghiamo di comunicarci al più presto le vostre necessità, tenendo presente che vi chiederemo 40 euro a persona per il pernottamento da aggiungere alla quota aziendale.

sabato 6 febbraio 2010

Sorgentedelvinolive 2010 Agazzano(PC) 6-7-8 marzo


La seconda edizione di Sorgentedelvino Live - Mostra dei vini naturali di tradizione e di territorio si svolge al Castello di Agazzano (PC) da sabato 6 a lunedì 8 marzo 2010.

In questi tre giorni sarà possibile incontrare i produttori di vini naturali, di tradizione e di territorio, degustare il frutto del loro lavoro e delle loro terre, acquistare i vini direttamente dal produttore come è nello spirito di Sorgentedelvino.it.

Tre giorni in cui il protagonista indiscusso è il vino, la sua storia, la sua tradizione, il suo territorio e soprattutto il suo essere “naturalmente originale”.

Questa seconda edizione vede la presenza di 100 produttori provenienti dalle regioni vitivinicole più importanti d’Italia così come da microzone capaci di esprimere vini unici e irripetibili ancora tutte da scoprire…

Sorgentedelvino Live vuole infatti promuovere e portare alla luce l’unicità di quei vini nati dalla consapevolezza di un territorio e dalla disciplina che questo richiede: attenzione all’ambiente e coltivazione naturale dei vigneti, rispetto dei tempi necessari perché un vino sia davvero punta di diamante di una determinata area geografica.

E continuiamo così proseguendo idealmente e concretamente quel percorso tracciato da Gino Veronelli e da quanti come lui credono nella proposta dei vini veri, di quei vini che sanno trasmettere “il canto della terra e l’anima del vignaiolo”. …

Tra i produttori presenti vi segnalo alcuni frequentatori di Vinix: i Botri di Ghiaccioforte, Bressan, Giovanni Scarfone alias Bonavita, Poggio al Toro... dimentico sicuramente qualcuno!

Spero di vedere alcune delle persone che leggo qui!
Tutte le informazioni pratiche sul sito www.sorgentedelvinolive.org

domenica 31 gennaio 2010

Camminare insieme: la certificazione partecipata

CAMMINARE INSIEME. La certificazione partecipata o di gruppo per gli agricoltori bio: un altro passo nella costruzione di una solidarietà attiva fra produttori e consumatori.



L’ASCI fa proprio il concetto sviluppatosi in questi ultimi anni nei movimenti internazionali dei piccoli contadini, quali Via Campesina, della SOVRANITA’ ALIMENTARE. Questo concetto considera superato un modello sindacale corporativo che privilegi gli interessi di una categoria, autonomamente da quelli dell’intera società . Il diritto per i consumatori di poter accedere ad un cibo salutare e di qualità e ad un prezzo equo va di pari passo con il diritto del produttore a poter effettuare scelte produttive indirizzate ai per i mercati locali e sufficientemente remunerative . In questi ultimi anni così come i produttori si organizzano in maniera sempre più efficace nelle varie modalità di vendita diretta, i consumatori si organizzano altrettanto efficacemente in GAS, aprono dibattiti su scelte di consumo consapevoli oltre che solidali e talora si organizzano anche in forme di autoproduzione. Facilitare e creare momenti d’incontro e confronto fra questi soggetti diventa sempre più importante.

Inoltre da parte dei piccoli produttori che vendono direttamente i loro prodotti nei mercati o ai consumatori, si sente l’esigenza di un sistema di certificazione per le produzioni bio che cerchi di eliminare i problemi che si hanno con la certificazione di parte terza (costi alti, ente certificatore che si pone come controparte, eccesso di burocrazia). La sola autocertificazione talvolta utilizzata dai piccoli produttori non ci sembra sufficiente: isola troppo il produttore nella sua azienda e non sempre è chiaramente recepita dal consumatore.

In alcuni stati extraeuropei, e da poco anche in Europa, sono attive forme di certificazione di gruppo riconosciute e supportate da IFOAM (PGS – Partecipatory Guarantee System) che applicate nelle nostre realtà contadine potrebbero ben rispondere alle esigenze dei piccoli produttori eliminando parte delle problematiche dell’attuale sistema di certificazione biologica e favorendo una collaborazione con i consumatori. In estrema sintesi la Certificazione di Gruppo dovrebbe prevedere:

- diretto e partecipato coinvolgimento del produttore, del consumatore (GAS o altro) e anche di tecnici esterni

- adesione al programma di Certificazione e conoscenza delle regole previste dal programma
- una visita aziendale fatta da altri contadini della zona di pertinenza in collaborazione con i consumatori interessati facenti o meno parte di gas, che possono così capire meglio le problematiche relative alle varie produzioni agricole e stabilire relazioni dirette con i produttori.

Inoltre la visita da parte di altri contadini permette di svolgere anche un lavoro di aggiornamento tecnico, di scambio di esperienze, e di messa in comune di saperi.

Ancora:

-La volontarietà del lavoro svolto almeno a livello di verifica aziendale permette di rendere i costi della certificazione molto più bassi.

- La partecipazione dei consumatori a tutte le fasi della certificazione e un numero critico di adesioni da parte dei produttori di una data regione o bioregione, possono permettere l’adozione di un marchio che faciliti l’identificazione di un produttore come partecipante a un sistema di controllo facilmente oggettivabile, e quindi ottenere la fiducia anche di chi non è direttamente coinvolto nel sistema di certificazione.

Date queste premesse si decide di avviare un progetto così costituito.

Proponiamo una fase iniziale di sperimentazione e conoscenza all’ Associazione LA FIERUCOLA e alle aziende agricole che partecipano ai mercati da essa organizzati che già attualmente presentano una autocertificazione.

* Un primo passo sarà il controllo effettuato in maniera partecipata di tutte le aziende agricole che attualmente fanno l’autodichiarazione per partecipare al mercato della fierucola. In altre parole un numero congruo di aziende della stessa zona del produttore in questione visiterà l’azienda riempiendo un formulario precostituito sulla base di una griglia preformata. Sarà presente in maniera attiva uno o più rappresentanti dei consumatori. Sarà possibile abbinare la visita, previo accordo, ad un momento di scambio lavorativo. In allegato alcune griglie per le visite aziendali: la prima in uso ad un PGS riconosciuto da IFOAM (Organic Food New Zealand), la seconda di Wholesome Food Association, un gruppo di piccoli coltivatori inglesi e per raffronto una griglia in uso in un gas (gas montagnana).# I formulari riempiti saranno poi raccolti da un coordinatore che dovrà riunirli con le autodichiarazioni presentate da ciascuna azienda (che come già richiesto devono contenere il piano di produzione aziendale) e sottoposti ad una commissione di controllo che potrà richiedere ulteriori chiarimenti in caso di dubbi, o pronunciarsi in merito all’accettazione e al periodo di conversione da assegnare ai nuovi ingressi nel bio.Sulla base delle conoscenze acquisite nella fase precedente (della durata di almeno un anno) e delle relazioni e dei riscontri che nel frattempo si sono ottenuti sarà più facile capire le reali possibilità, dimensioni, impegni, costi, per un sistema di certificazione partecipata e quindi avviare eventualmente la fase successiva di consolidamento.

Per approfondire i temi suddetti invitiamo i produttori direttamente o meno coinvolti, le associazioni del bio e i rappresentanti dei gas interessati a partecipare numerosi.

Per info: Nannini Saverio (0558493007, s.nannini_mr@libero.it)

Lettori fissi